PARIGI COP21 CLIMA E AMBIENTE 1

Grandi aspettative per Parigi COP21

Grandi aspettative per Parigi COP21

Parigi COP21.

Meno di un mese, ormai, alla conferenza ONU su Clima e Ambiente. L’appuntamento è per il 30 novembre nella Capitale francese.

In quella sede si incontreranno, fino al11 dicembre, cercando di trovare un accordo, i capi di governo mondiali ed i loro ministri, gli uomini d’affari della green economy e quelli della finanza mondiale, i rappresentanti delle Nazioni Unite, delle ONG e della società civile.

La sfida è fondamentale per il futuro del Pianeta:

“Segnare una tappa decisiva nei negoziati, per il futuro accordo internazionale per il dopo 2020”.

Molti Governi,molti intellettuali, persino la Chiesa Cattolica con i suoi più alti esponenti, sono intervenuti sul tema di questo appuntamento. Ne hanno sottolineato l’importanza epocale e la necessità che venga utilizzato come occasione per fissare termini chiari e concreti su cui sviluppare le scelte politiche, economiche, sociali ed industriali, capaci di incidere veramente sul futuro di clima e ambiente del nostro Pianeta.

Si tratta di tracciare la road maps, che guiderà le azioni di governi ed imprese verso un futuro sostenibile.

Queste almeno sono le aspettative di miliardi di abitanti della Terra. L’esperienza del passato non invoglia certo all’ottimismo. Tante sono le questioni aperte, tantissimi gli interessi in gioco.

Ci sono serie possibilità che si giunga ad un accordo veramente valido?

Sarà possibile realizzare un impegno concreto e comune soprattutto sullo scottante tema del cambiamento climatico?

Difficile dirlo ora! La posta in gioco è alta, ma anche gli interessi economici e geostrategici

Parigi ospita COP21 2015

Parigi ospita COP21 2015

coinvolti sono di un’importanza enorme.

Cerchiamo di fare il punto su come si presenta oggi la situazione dei lavori preparatori che, da mesi, gli emissari dei vari governi stanno portando avanti per cercare di realizzare bozze di accordo accettabili sui temi più caldi.

Si tratta di fissare, attraverso compromessi fra le diverse esigenze e pressioni, una serie di punti base condivisi sui quali, poi, si innesti il dialogo diretto fra capi di Governo.

Ci sono uomini, fra quelli attualmente al lavoro che vengono detti, in modo assi pittoresco, facilitatori. Il loro compito è molto delicato. Visti i problemi sul tavolo dei negoziatori, si tratta di preparare testi sui quali sia possibile ottenere il massimo di convergenza fra le parti. Smussare di qua, rimandare di là.

Senza, possibilmente, andare troppo al ribasso nelle aspettative, onde evitare di svuotare gli accordi raggiunti di tutto o parte del loro significato.

Purtroppo è proprio quello che più spesso accade in queste conferenze.

Per cercare di ottenere il massimo di accordo fra le parti, si finisce per rimandare, ignorare o limitare tutti quegli aspetti dei problemi che trovano eccessiva opposizione da parte dei vari negoziatori coinvolti. Accordi così ottenuti, spesso e volentieri, servono a poco o nulla.

Dai Climate Talks di Bonn, dello scorso 3 ottobre, sono uscite le bozze di due documenti.

La bozza dell’accordo di Parigi e delle relative decisioni, in 51 pagine; trentuno dedicate all’accordo vero e proprio, 20 sulle decisioni operative destinate a realizzarlo.

La seconda bozza d’accordo, riguarda invece le decisioni del gruppo ADP (Ad Hoc Working Group on the Durban Platform), il gruppo di lavoro nato con la conferenza di Durban come osservatorio della situazione e che contiene le indicazioni sulle azioni da intraprendere nel lasso di tempo fra il COP21 e il 2020.

Le organizzazioni sindacali attendono, come tanti altri nel mondo, risposte precise dai grandi della terra

Le organizzazioni sindacali attendono, come tanti altri nel mondo, risposte precise dai grandi della terra

Ci sono ancora molti aspetti problematici da definire e smussare, ma questi due documenti sono un inizio interessante. Si susseguono gli incontri fra capi di Stato e di governo, nel tentativo di smussare le divergenze esistenti, in particolare fra i Paesi sviluppati (PS) e i Paesi in Via di Sviluppo (PVS).

Non dimentichiamo che, al momento, solo 56 Paesi su 196 si sono dichiarati disposti ad impegnarsi per la riduzione delle emissioni di gas serra.

Si tratta naturalmente di soldi. Molti soldi. Indennizzi ed aiuti dei primi ai secondi.

Si tratta anche di Potere, quello vero.

La strada è ancora lunga e gli appuntamenti, in questi frenetici giorni, si incalzano l’un l’altro.

In particolare si attendono, la così detta Pre-Cop, sempre a Parigi il 8/9 novembre, voluta dal ministro francese Laurent Fabius, che vedrà la partecipazione di 80 ministri, la riunione del leader del G20 in Turchia il 15 novembre e la riunione del CHOGM (Commonwealth Heads of Government Meeting) dal 27 al 29 novembre. Quest’ultimo appuntamento vedrà seduti allo stesso tavolo Paesi come, Australia, Canada, India,Sudafrica, Regno Unito, Malesia e Singapore.

Tutti sembrano animati da uno spirito ottimistico sui risultati di Parigi COP21, anche se una cosa risulta chiara dopo Bonn: non c’è ancora un accordo sull’obbiettivo da fissare per il lungo termine. Questo, però, non pregiudica necessariamente la possibilità di prendere precisi impegni nel breve termine.

 

 

 

 

PARIGI COP21 CLIMA E AMBIENTE 1ultima modifica: 2015-11-03T23:29:32+01:00da albatros-331
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